"We are tired of being always secondary, always reacting to what already exists"




Concludiamo la serata, anzi la nottata, con questa notiziola che ho trovato proprio ora, mentre mi preparavo per le ninne. Mi permetto di attuare il sano copia-e-incolla direttamente dal sito di
Indymedia.



Indymedia-Italia a 6 anni dalla sua nascita ha bisogno di ripensare il suo modo di essere media, e per farlo ha bisogno di silenzio, di tacere, ha bisogno di ripartire senza rete e di allargare la discussione a 360 gradi.

Indymedia è nata dalle strade e dalle piazze, luoghi che hanno trovato spazio sulle diverse parti del sito: il newswire, la colonna centrale, le categorie tematiche, i dossier. Ma anche il forum e le mailing-list.
Tutto ciò Indymedia lo ha fatto mantenendo sempre il suo essere network locale/globale che torna nelle strade e nelle piazze a chiudere il cerchio.

Col passare degli anni persone e strumenti sono entrati in conflitto, e il caso più emblematico è proprio il newswire, l'area a pubblicazione libera, diretta e senza filtri (concetti alla base dell'open publishing), intorno a cui si assiste a costanti polemiche su cosa viene nascosto e perché, sulla pubblicazione di foto e filmati che mostrano i visi delle persone, o dei loro dati personali.

Anche le mailing-list sono entrate in crisi, fra scarsa partecipazione e/o difficoltà nelle discussioni, e la ricerca del consenso, ovvero l'armonizzazione delle diverse posizioni e sfumature, è diventata sempre più difficile.

Tutto questo è oggetto di riflessione continua perché il senso critico impone di (ri)mettersi in discussione, sempre, ma il rumore di fondo è assordante e c'è bisogno di silenzio. In modo da poter ascoltare, osservare, valutare e concentrare le proprie energie sulle idee che altrimenti rischierebbero di restare sommerse. Il silenzio serve a questo, e di energie e idee, parliamone insieme, ripartendo da zero.

Indymedia-Italia chiude per ricominciare.



Contro un modello di comunicazione in cui l'audience si trova ad avere una posizione passiva e in risposta ad un mondo in cui le persone sentono sempre più forte la necessità di contare qualcosa, il modo di relazionarsi con sè e verso gli altri muta profondamente. La gente ha sempre più voglia di diventare soggetti attivi e di partecipare ai processi di comunicazione nei riguardi di quel che vede senza alcuna mediazione da parte di interessi economici. Indymedia ha in qualche modo rappresentato il mediattivismo, ovvero quella forma di giornalismo praticato dai movimenti no global che criticano il modello economico e politico delle multinazionali della globalizzazione anche nella gestione dei media, scegliendo di adottare una posizione conflittuale con tutto ciò che è riconducibile "all’incremento del mercato e della massimizzazione del profitto"

Nota: "We are tired of being always secondary, always reacting to what already exists", da "Generation Flash" di Lev Manovich.

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